“La pianificazione non può essere uno strumento unicamente regolativo. Deve invece contenere una visione globale, e quindi essere uno strumento propositivo e strategico”. E’ il concetto condiviso che è emerso alla chiusura della prima sessione di lavori – dedicata al paesaggio – nel convegno nazionale del Tar di Lecce incentrato sul tema “Coste, paesaggio, concorrenza: quali limiti per la sovranità?”.
“Il paesaggio – ha ribadito il presidente Antonio Pasca aprendo i lavori – è un crocevia di molteplici interessi, con elevata conflittualità sia tra pubblico e privato, sia tra le varie amministrazioni pubbliche. Esso è anche la sintesi di natura e storia e pertanto l’elemento antropico non può che essere centrale”.
Poi i saluti istituzionali, a partire dal sindaco della città di Lecce Carlo Salvemini: “i Piani comunali delle coste non possono consistere nella mera elencazione delle concessioni demaniali esistenti, altrimenti si tradisce la funzione di quello strumento di pianificazione. Peraltro – ha precisato Salvemini – la pianificazione comunale non può restare in attesa di chiarimenti normativi sul fronte delle proroghe della durata delle concessioni”. Il Presidente della Regione, Michele Emiliano, ha parlato della necessità di ripensare il modello di sviluppo del turismo in Puglia e nel Salento, così da assicurare il rispetto sempre maggiore del paesaggio: le recenti scelte del Comune di Gallipoli – sofferte, ma opportune – ne sono un ottimo esempio”. “Il ruolo della Provincia – questo l’esordio del Presidente di Palazzo dei Celestini, Stefano Minerva – è quello di fornire ai municipi gli strumenti per fare scelte che risultino il più possibile condivise. Il turismo, in questa terra, ha offerto occasioni di crescita economica e stabilità lavorativa a giovani che un tempo avevano ben poche alternative”. Co-organizzatore del convegno è il Dipartimento di Scienze giuridiche di Unisalento. Secondo il titolare della Cattedra di diritto amministrativo, Pier Luigi Portaluri, “Il tema del convegno unisce mirabilmente teoria e applicazione concreta del diritto, law in books e law in action. I Maestri del diritto ci hanno insegnato a volare alto, ma restando con i piedi sempre per terra, anche se sabbiosa. Pianificare è soprattutto scegliere, senza illudersi di riscuotere un consenso generale”. Prima dell’avvio dei lavori, anche i saluti del presidente dell’ordine degli avvocati, Antonio De Mauro, e del presidente della Camera amministrativa, Roberto Marra.
“La Puglia è la regione non insulare italiana con l’ambiente costiero più esteso – l’esordio di Maria Alessandra Sandulli, titolare della Cattedra di diritto amministrativo all’Università di Roma 3 -. Anche per questa ragione il tema della pianificazione costiera è estremamente delicato perché il paesaggio ha un’importanza non inferiore a quello che è il patrimonio culturale inteso anche come patrimonio storico, identitario, archeologico e architettonico. Un patrimonio che merita indubbiamente di essere tutelato, ma anche sapientemente utilizzato attraverso scelte di contemperamento dei diversi interessi”. Ha sottolineato la necessità, in fase di pianificazione, di avere un approccio più realistico e meno compromissorio onde evitare un contenzioso infinito, il Presidente di Sezione del Consiglio di Stato Giuseppe Severini. “Esiste ormai – ha aggiunto Severini, richiamando un’espressione del professor Portaluri – uno ius sallentinum, una serie cioè di regole di diritto che traggono origine dalle specificità del vostro territorio, posto al centro di un triangolo di interessi: l’economia, e quindi il turismo, il diritto delle coste e il diritto del paesaggio. Poi la terribile questione xylella: le ragioni dell’olivicoltura devono prevalere sul paesaggio?”.
Il paesaggio come bene sì prezioso, ma dinamico: come ha ricordato Annalisa Calcagno Maniglio, docente di Architettura del Paesaggio nell’Università di Genova, “il Consiglio europeo ha voluto dare una risposta politica alle compromissioni del paesaggio avvenute negli anni ’70, non solo al fine di tutelare il paesaggio stesso, ma anche di elevare la qualità della vita e dei servizi alla persona. Così è nata la Convenzione europea del paesaggio che l’Italia ha recepito nel 2006 e che, come cita l’articolo 2, si applica a tutto il territorio: quello urbano, periurbano e agrario; alle acque interne e marine; ai paesaggi della vita quotidiana e persino a quelli degradati”. “La tutela però – il ragionamento della Calcagno – in Italia è stato purtroppo inteso in senso passivo. Invece la tutela si attua facendo, cioè conservando così come modificando. La salvaguardia deve andare dunque di pari passo con la gestione”. Sulla stessa linea, pur con alcune distinzioni concettuali, Angela Barbanente, docente di Pianificazione urbanistica al Politecnico di Bari, che ha esordito ricordando l’esistenza di un terribile divario tra teoria e pratica, tra norma e applicazione concreta. La costa è un bene che rende evidente la distruzione perpetrata da coloro che lo hanno sfruttato per inseguire i propri interessi egoistici. È con questa consapevolezza che la nuova pianificazione deve misurarsi. Per esempio, pensiamo al costo anche sociale delle seconde case tirate su a partire dal miracolo economico e poi abbandonate al degrado”. “L’autorizzazione paesaggistica – ha energicamente sottolineato Paolo Carpentieri, Consigliere di Stato – nasce proprio dal bisogno di tutela successivo ad anni di deserto normativo nel diritto urbanistico. Abbiamo subito l’onda d’urto di ben tre condoni edilizi in meno di vent’anni, e poi l’impatto di piani casa che avrebbero dovuto essere temporanei, ma che si accingono a divenire definitivi, con ulteriore aumento della densità edilizia del territorio. Il paesaggio ha urgente bisogno di un suo avvocato”.
Lecce, 18.10.2019
Ufficio stampa
Alessandra Lezzi